Prima del santuario progettato dall’architetto B.A. Vittone e intitolato alla Visitazione di Maria, esisteva in località Valinotto a Carignano una antica cappella, probabilmente eretta sul finire del XV secolo o sul principare del XVI: era dedicata alla Madonna della Neve, onorata dedicazione che ricordava la miracolosa nevicata su Roma e sulle sue basiliche nel lontano IV secolo. Secondo una venerata tradizione, sotto il pontificato di papa Liberio, un nobile e ricco patrizio romano di nome Giovanni e la moglie, non avendo figli, decisero di offrire i propri beni alla Santa Vergine per la costruzione di una chiesa a lei dedicata. La Madonna apprezzò il loro desiderio e apparve in sogno ai coniugi la notte fra il 4 e il 5 agosto, indicando con un miracolo il luogo dove sarebbe sorta la chiesa. La mattina seguente i coniugi romani si recarono dal papa per raccontare il sogno fatto da entrambi: poiché anche il papa aveva fatto lo stesso sogno, si recarono sul posto indicato, il Colle Esquilino, che fu trovato coperto di neve in piena estate. Il pontefice tracciò il perimetro della nuova chiesa seguendo la superficie del terreno innevato e fece costruire l’edificio sacro a spese dei nobili. La basilica Liberiana, detta dal popolo ad Nives fu poi ricostruita e mutò il nome in Santa Maria Maggiore.

Basilica Santa Maria Maggiore, Roma. Icona della Vergine Salus Populi, detta Santa Maria della Neve

La cappella carignanese, prossima alla cascina detta del “Valinotto”, già attestata nei catasti cinquecenteschi, era posta su una strada che portava verso la Francia, molto probabilmente un tratto secondario della strada che da Hasta (Asti) recava verso le Gallie, già presente quindi in età tardoantica. L’edificio era meta di pellegrinaggi sin dalla metà del XVI secolo, come dirò tra poco, in virtù di un affresco ritenuto miracoloso, mentre la Santa Messa si officiava, come dichiarato dai documenti, presso la cappella S. Croce in borgata Gorrea, poco distante in direzione di Virle. Questo era un servizio importante per i contadini e gli allevatori del territorio, che non dovevano allontanarsi per troppo tempo dai loro lavori gravosi per andare nelle chiese del concentrico di Carignano. Tutta l’area è ancor oggi fortemente antropizzata, con grandi edifici agricoli e notevoli aggregati borgatali. La cappella S. Maria ad Nives probabilmente era di forma rettangolare, con un piccolo portico antistante, che consentiva ai viandanti un po’ di sosta riparata nelle giornate di sole o di pioggia e neve: caratteristica comune alla maggior parte della cappelle erette nel territorio tra Cinque e Seicento (S. Vito, S. Grato, Madonna degli Olmi, S. Rocco…).

Poco sappiamo di questa cappella, se non che fu demolita completamente per far posto al complesso della nuova cappella della Visitazione. Il 4 gennaio 1738, il banchiere Antonio Facio – che aveva acquisito dai frati agostiniani di Carignano cappella, cascina e terreni – ottenne dalla Curia arcivescovile di Torino il permesso di ricostruzione della cappella. Rivolse poi al Senato di Piemonte analoga supplica, per ottenere il permesso di far edificare la nuova cappella, con l’abbattimento della precedente. Nella supplica, Facio chiedeva la “permissione per la ricostruzione d’una cappella … a luogo d’altra cappella ivi esistente antica, poco decorosa, e talmente angusta, che non può capire la metà del popolo ad essa solito concorrer per assister alla santa Messa“. Tra marzo e aprile, furono avviati i lavori al Valinotto. La particolare forma della attuale sacrestia del santuario, rettangolare, potrebbe far pensare che l’antica cappella, più che demolita fosse inglobata nel nuovo complesso. D’altronde l’architetto Vittone, quando trovava murature sane, le riutilizzava per far risparmiare il committente.

Nel luglio 1763, il cardinal Cavalchini trasferì il titolo di “Madonna della Neve” alla cappella-santuario del Campagnino, sempre nei fini di Carignano, ma prossima a Lombriasco.

Carmagnola, borgata Salsasio,
Chiesa Madonna della Neve

testo di Paolo Castagno

La cappella Madonna della Neve in località Valinotto di Carignano (prima parte)

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